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Uno strano libro, “Coniglio il martedì”


Chiunque abbia letto  il libro“Coniglio il martedì” (scritto da Aurelio Mattei, editore Sperling e Kupfer, pubblicato nel 1993, un anno prima dell’inizio del processo a carico di Pietro Pacciani), opera letteraria chiaramente ispirata alla vicenda del c.d. Mostro di Firenze, non può non porsi alcuni problemi, brevemente riassumibili nei termini che seguono.

 1.Servizi segreti e delitti comuni. La prima cosa che stupisce di “Coniglio il martedì” è accorgersi che uno psicologo/criminologo vicino agli ambienti del  Sisde (fonte il sito “Insufficienza di prove”) abbia assunto le vesti di “giallista”per mettere nero su bianco una sua  “teoria” sul Mostro di Firenze,  tramite quello che poi è rimasto il suo primo e unico libro.

Per quanto ci risulta, i Servizi segreti non si occupano solitamente di delitti a sfondo sessuale, né in genere di fatti di cronaca nera.

Significativa  appare la dedica in apertura “alla memoria del professor Franco Ferracuti”, soggetto già assurto all’attenzione pubblica oltre che per i suoi studi di criminologia, anche per il ruolo ricoperto all’interno della c.d. “Loggia P2”, organismo deviato della Massoneria italiana.

Ferracuti, inoltre, è stato   notoriamente il maestro del Prof. Francesco Bruno, ossia di colui che è divenuto consulente tecnico della difesa di Pacciani nel 1994, dopo avere ricoperto incarichi istituzionali presso il Sisde fino al 1987 ed avere continuato ad intrattenere, a suo dire, rapporti con l’allora capo della Polizia di Stato, Vincenzo Parisi (vedi quanto  da questi  dichiarato quando fu sentito all’udienza del 12 .07.94 nel procedimento a carico di Pietro Pacciani).

In Italia, come tutti sanno, i servizi segreti sono stati per lunghi anni al centro di indagini giudiziarie promosse dopo la pubblicazione delle liste della c.d. loggia P.2.

2.La vicenda. Nel merito il libro presenta la singolare caratteristica di descrivere  la storia di uno psicopatico che uccide coppie di amanti appartate in auto. Una storia  che non ricalca esattamente quella reale, ma neppure risulta   inventata di sana pianta.  Vi è, a nostro giudizio, come un secondo livello di lettura, poco visibile ma decifrabile, seppure solo da un pubblico informato e soprattutto preparato sull’argomento. Anche il titolo pare insolito o forse allusivo, privo com’è di attinenza stretta con la vicenda dei delitti (avendo solo alcuni riferimenti occasionali alla pietanza, cioè il coniglio,  preparata di martedì da una donna, tale Francesca, con la quale l’io narrante avrebbe intrattenuto una relazione affettiva).

Nel dettaglio: l’indicazione più forte che offre questo libro è quella di incentrarsi sulla figura di un pluriomicida privato di un testicolo in conseguenza di un’aggressione patita da una coppia che lo ha scambiato per un voyeur (donde la spinta a vendicarsi dell’offesa subita).

Inoltre costui, nel romanzo,  avvicina lo psicologo / criminologo che fa parte del team degli investigatori  come per sfidarli oppure come se realmente avesse avuto   a che fare con gli inquirenti.

Questo soggetto è anche capace di manomettere i bossoli di un delitto del tutto estraneo a quelli in danno delle coppie di giovani, per depistare gli investigatori e, a tal fine, arriva fin dove mai potrebbe spingersi una persona comune, vale a dire dentro l’archivio di un tribunale per compiere un’opera di sostituzione dei bossoli e quindi un depistaggio.

3. Alcune domande spontanee:

  •    qual è il motivo ufficiale, se esiste, per cui i servizi segreti si sarebbero interessati della vicenda dell’assassino delle coppie in provincia di Firenze  e a partire da quando
  •     tali motivi miravano a fare emergere la verità oppure l’ intento era quello di coprire i nomi di persone che rischiavano altrimenti di venire coinvolte nelle indagini e che perciò non dovevano emergere, anche se non necessariamente da ritenersi colpevoli di questi delitti?
  •      Aurelio Mattei era effettivamente un collaboratore di Francesco Bruno? Quali furono i suoi rapporti con costui all’epoca del processo contro Pietro Pacciani? Chi sono le persone che ringrazia in apertura del suo libro? Chi era l’altro destinatario della  dedica di apertura, il Colonnello Alberto Mario Corsi?
  •         Aurelio Mattei  era forse al corrente di qualcosa che non poteva o voleva  rivelare ufficialmente, ma solo adombrare tramite alcuni accorti segnali  che, debitamente  interpretati, puntavano dritto contro i responsabili di questi delitti a lui noti o vicini ? Oppure il suo è uno  scritto di pura fantasia?
  •          Aurelio Mattei ha mai avuto la prova (non rivelata) che la cosiddetta “pista sarda” sia effettivamente il frutto di un depistaggio nato con la sostituzione dei bossoli conservati all’interno del fascicolo custodito presso la Corte di Assise di Perugia?


4. La perquisizione ai danni di XX. Tornando per un momento dal libro di Mattei alla realtà, va ricordato che agli atti dell’indagine ufficiale di Polizia Giudiziaria susseguente al delitto della coppia di fidanzati francesi ad opera del c.d. “Mostro di Firenze”, avvenuto in località Scopeti di San Casciano, fra il 7 e l’ 8 settembre 1985 , ve ne sono taluni riguardanti la perquisizione  e le sommarie informazioni nei confronti di tale XX, appassionato di tiro con la pistola, frequentatore di un poligono di tiro e simpatizzante di Destra, “in quanto il predetto, da accertamenti svolti (quali? n.d.r.), poteva identificarsi nel noto mostro di Firenze”(sic). Da esso verbale risulta che “nel corso dell’operazione venivano rinvenuti e sequestrati numerosi quotidiani “La Nazione”, come sotto indicati, riportanti notizie in ordine ad episodi criminosi ed in particolar modo sul “Mostro di Firenze”: edizione straordinaria “La Nazione” del 26.1.1984; 27.1.1984; 25.12.1984; 27.12.1984; 28.12.1984; 30.12.1984; Corriere dello Sport “Stadio” 30.12.1984; “La Nazione” 30.05.1985; 23.6.1985; 10.9.1985; 14.9.1985; 15.9.1985. “

Siccome il predetto XX, era solito recarsi la domenica presso la madre, abitante in una frazione del Comune di Vicchio, si rendeva necessario procedere alla perquisizione domiciliare anche nei confronti di costei. Così personale dell’Arma dei Carabinieri  alle ore 11,00 del 16 settembre 1985 dava corso alla stessa che aveva termine alle ore 12,30 successive, nel corso della quale  venivano rinvenuti e sequestrati altri quotidiani, come sotto specificati, contenenti ancora notizie inerenti al c.d. “Mostro di Firenze”:

pagina nr. 5 de “La Nazione” del 17.9.74; “La Nazione”-Prato, dell’11.8.1984; “La Nazione” del 16.9.74; foglio di giornale pag. 5 de “La Nazione”; “La Nazione” del 14.7.84; “La Nazione di Firenze” del 29.7.84; “La Nazione” del 5.8.84; “La Città” del 15.12.83 e del 16.12.83; 30.12.83 e 30.7.84 e 10.8.84.

Da notare che, nel complesso fra  gli articoli di giornale sopra menzionati a verbale alcuni di essi in particolare  hanno ad oggetto:
- l ’arresto di due sardi avvenuto nel gennaio del 1984 con l’accusa infamante di essere i Mostri di Firenze (“i Mostri sono due “, intitolava il quotidiano “La Nazione” a tutta pagina)
- i delitti commessi dal c.d. “ Mostro di Firenze” a Borgo San Lorenzo nel 1974, a Calenzano nel 1981, a Vicchio nel 1984 oltre che a Scopeti in quello stesso 1985,  ma anche molti altri fatti fra cui:
- la strage del treno rapido 904 del 23 dicembre 1984, avvenuta all’interno della Grande Galleria dell’Appennino;-
- l’elezione a Presidente della Repubblica nel giugno 1985 del “gladiatore” on. Francesco Cossiga
- i delitti commessi a Firenze in danno di prostitute , fra il 1982 ed il 1994,il cui autore non è mai stato identificato
- altri fatti di sangue, uno dei quali commesso a Prato da parte di un tale armato di pistola “Beretta calibro 22”.

5. Connessioni con la “strategia della tensione”. L’episodio della perquisizione di cui si è detto al punto che precede, va posto a confronto con alcuni passi del libro di Mattei che sembrano confermare un possibile collegamento fra i delitti del c.d. “Mostro di Firenze” e persone e/o situazioni appartenenti alla  c.d. “strategia della tensione”, alimentata in Italia da gruppi di estrema Destra tramite fatti di sangue di vario genere (uccisioni, attentati, ferimenti) in danno sia di inermi cittadini, che di figure istituzionali come magistrati, politici, etc. .
In sintesi:

p.25 : accostamento fra l’omicidio della prima coppia (identificabile nel libro  nei due fidanzati massacrati a Borgo San Lorenzo il 14 settembre 1974) e “le stragi sui treni”

p.35: accenno all’eventualità che i delitti in danno di giovani coppie siano commessi “al solo scopo di terrorizzare l’opinione pubblica e di far apparire le istituzioni incapaci di affrontare il fenomeno”

p.37: collegamento fra l’autore di questi delitti e quelli commessi nei confronti di “donne sole o prostitute”( riferimento all’uccisione di prostitute in Firenze, nel 1982, 1983 1984?)

p.39: invito che uno degli inquirenti rivolge a cercare l’assassino fra persone che frequentano i poligoni di tiro

p.39: opinione espressa da uno degli investigatori di trovarsi “di fronte all’opera di in misterioso giustiziere” (in una foto pubblica di XX appare tatuata sul suo braccio destro l’Immagine della Giustizia con la bilancia)

p.82: ritorno del protagonista a casa della madre, ubicata in una cittadina di provincia da dove (secondo il voyeur  protagonista del racconto) proveniva “la 127 di quei maiali”. Vi è analogia sia con il paese di Vicchio , in una frazione del quale abitava la madre del personaggio di cui sopra, rimasta vedova, sia  con le visite domenicali  che costui le rendeva (risulta infatti dal suo verbale di s.i.t.), ma  soprattutto vi è analogia con la fine dei due giovani,  Pettini – Gentilcore,  massacrati dentro una 127  nel settembre del 1974. Anche lei era di Vicchio, fraz. Pescina

p.97: visite al cimitero del paese “a trovare il babbo” che il protagonista compie, proprio come fa il personaggio in questione in concomitanza con i passaggi da casa della madre

p.98: coincidenza fra l’età della madre del protagonista (“stava per completare il settimo decennio”) e quella della madre del perquisito  nel 1985 (classe1 904)
pp.98 e 113: prigionia del padre del protagonista in un campo di concentramento francese nel 1945 “ad Orano in Algeria”, campo di azione della Legione Straniera durante il conflitto franco-algerino nella quale XX afferma pubblicamente di avere militato

p.99: l’omicidio inteso come “atto di giustizia, gesto ardito di pulizia e di purificazione”, da confrontarsi con quanto è stato scritto anni fa  in un Forum, da parte di un sedicente figlio di XX a proposto del maggiore coraggio che ci vuole per   sparare contro degli inermi piuttosto che contro dei nemici

p.108: Los Angeles, dove il protagonista si reca per una breve vacanza  nella speranza di “ridurre il ricordo” delle sue vittime, che sembra intenzionalmente rievocare i soggiorni statunitensi del Narducci, proprio come “la tuta da sub”di p. 188  che secondo una sensitiva sarebbe stata indossata dall’assassino

p.114: lettera postuma con la quale la madre del protagonista si rivolge al figlio per dirgli di avere capito “il motivo vero per cui , sette anni fa, non sei venuto quella domenica a casa …”, esprimendo il suo sconcerto perché ha compreso che il figlio è l’assassino “di quei poveri ragazzi”. Tornano in mente i  ritagli di giornali riportanti notizie sui delitti del 1974, 1981 e 1985 conservati da XX , chissà perché, proprio a casa della madre (invece che a casa propria) e di cui la stessa poteva essere venuta a conoscenza

p.178: di nuovo un riferimento alla “strategia della tensione”nella descrizione del tipo di autore fatta dagli inquirenti, che ovviamente brancolano nel buio, ma si sono ormai fatti l’idea di avere a che fare con “ uno psicopatico, lucido, astuto, di un’intelligenza superiore alla media, un vero stratega, in grado di indurre il terrore in migliaia di persone e, diciamolo pure, di prendere in giro, infinocchiare inquirenti, criminologi ed esperti di ogni genere”

p.187: accenno al fascicolo “Secchi Murini -ottobre 1981” dove il protagonista conserva le notizie relative all’omicidio di una coppia, ormai cosi “gonfio”, da necessitare la creazione di un secondo cartone sulla cui costa egli scrive “Secchi- Murini, ottobre 1991”. Si vuole alludere per caso al primo atto di indagine notificato a Pacciani in quel mese?

p.211: identificazione dell’assassino in “un prete”, secondo l’interpretazione volutamente depistante che lo stesso assassino fornisce al proprio psichiatra che gli chiede un’opinione su chi possa essere “il folle che ammazza i ragazzi”. Anche il Prof. Francesco Bruno ha suggerito, in un suo libro dedicato all’argomento, che il c.d. “Mostro di Firenze” potesse ravvisarsi in un soggetto condizionato da strettissime regole morali

p.255: occultamento da parte del protagonista di tutto l’armamentario occorrente per i delitti  e dei “cimeli”  “nella cantina di Vurgoli”, cioè a casa della madre. Si rinvia per tale profilo alla perquisizione condotta a casa di XX nel settembre 1985 che portò alla scoperta dei ritagli di giornale sulle gesta del c.d. “Mostro”.

Ci auguriamo che le Autorità inquirenti abbiano presente il quadro complessivo sin qua descritto e chissà che da esso non possano ricavare qualcosa di ancora utile per le loro indagini, prima che un velo di oblio cali per sempre su fatti così gravi.
Firenze, 16 luglio 2017                                                                       


Vieri Adriani

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